Oggi 13 Novembre è la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata nel 1998 da un’organizzazione no-profit chiamata World Kindness Movement. Oggi il movimento si è diffuso il 27 Paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Australia, la Francia e anche l’Italia.
Gentilezza e Gratuità due parole che non condividono solo la lettera iniziale, ma il senso profondo ed ultimo, in quanto ciascuna è il complemento dell’altra, come in vera a propria endiadi, ἓν διὰ δυοῖν (una cosa per mezzo di due).
Oggi l’unica vera differenza tra gli esseri umani non è legata al credo religioso, alle convinzioni politiche, o alla posizione socio-economica, ma alla capacità di resistere alla dilagante piaga della indifferenza, senza esserne contaminati.
Imparare ad essere gentili, significa promuovere la cultura della solidarietà, per valorizzare il sapersi prendere cura degli altri, tanto di chi vive al nostro fianco, quanto di chi – solo – ci passa accanto.
Papa Francesco nel cuore dell’Enciclica “Fratelli Tutti” pone la capacità di «saperci responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune».
Così, il modello di riferimento diviene quel tale senza nome che, passando sulla strada di Gerico, vide la Persona imprigionata dentro il malcapitato essere umano abbandonato sul bordo della strada “e ne ebbe compassione”. Una bella omelia su questo brano evangelico sottolineava il susseguirsi di verbi – azioni concrete – attraverso cui si snoda questo racconto dal valore universale, che dovrebbe essere narrato ad ogni bambino e ad ogni giovane, in quanto depositario del futuro della nostra umanità: gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino, lo caricò sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. …. estrasse due denari e disse all’albergatore “abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.
Agire in prima persona, dunque, per promuovere la gentilezza degli sguardi, dei pensieri e dei gesti. Ed anche agire per delega, investendo qualcuno che possa essere al nostro posto, mentre noi dobbiamo allontanarci, con un espresso mandato ad azioni gentili, fatte in nome e per conto del delegante.
Ognuno può essere tanto il viandante fragile che ha bisogno di gentilezza, quanto il viandante che gli passa a fianco per caso o meglio, certamente, per Provvidenza.
Non è facile essere controcorrente, ma bisogno farlo ad ogni costo e con determinazione, con l’obiettivo di creare una corrente alternativa a quella in cui confluiscono le moltitudini.
Persino i messaggi e le comunicazioni mail cadono oggi come in un vuoto disinteresse, nella sovra esposizione – anzi nella inondazione di – a stimoli cui tutti siamo esposti per tutto il giorno, inesorabilmente. Quasi nessuno risponde più. Ma occorre sforzarsi e non cedere alla assuefazione.
Compiere atti di gentilezza gratuita, verbale e non verbale è un modo di credere nel futuro e nella possibilità che in un mondo, che talvolta parrebbe davvero cadere a pezzi, sia possibile progettare e costruire un nuovo inizio.
Prima di reagire ad una scortesia o restar delusi per una mancanza di attenzione che ci ferisce, potremmo fare nostra la riflessione attribuita a Platone, sul fatto che chiunque incontriamo sta combattendo una battaglia di cui non sappiamo nulla, per cui a noi resta solo una cosa da fare: “essere gentili. Sempre”.
Avvocato Francesca Toppetti
Esperta in Responsabilità Professionale Medica e Diritto Sanitario, Componente Commissione Responsabilità Professionale C.O.A. Roma
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