Giovedì 12 ottobre, si è tenuto il Convegno “Accordi che curano”. Un evento che ha permesso di approfondire ed analizzare più da vicino le tematiche dell’integrazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali sul piano territoriale, mettendo in luce l’importanza di un approccio sistemico, collaborativo e partecipativo.
Il Convegno, promosso dal Senatore Antonio De Poli e dalla Senatrice Paola Binetti, ha visto numerosi interventi. In apertura, il Senatore Antonio De Poli ha sottolineato l’importanza di trovare politiche sociali e sanitarie integrate. Al d fuori della realtà ospedaliera, infatti, c’è quel mondo dell’integrazione sociosanitaria, delle politiche sociali, della presa in carico della persona in tutti i suoi aspetti, a 360 gradi. Questo è il futuro che abbiamo davanti, in una società che è in continuo cambiamento. L’integrazione è un concetto che mette tutti d’accordo ma che è complesso nel momento in cui si va a realizzare, è un percorso culturale che ci vede distinti in chi crede in una sanità strettamente sanitaria a chi crede invece ad una presa in carico della persona dall’inizio accogliendo i problemi sociosanitari. È qui che facciamo la differenza, nel momento in cui facciamo una serie di servizi nel territorio che accudiscono le persone. Questa è una scommessa aperta per il nostro futuro. Ci sono passi in avanti grazie anche al PNRR. Ci sono tante criticità: mancanza di personale sanitario, mancanza di professionalità territoriale nella presa in carico delle persone anziane e con disabilità. Se ci fosse una rete efficiente quest’ultime, prese nel giusto equilibrio delle cose, potrebbero essere persone con disabilità che sono riportate nella normalità, nella vita di tutti i giorni. Ciò che è importante è che su questi temi, aldilà del partito a cui si appartiene, ci deve essere condivisione di obiettivi tra le politiche sociali e sanitarie. Parte integrante di questo percorso di rete è il volontariato, fondamentale nel supporto territoriale.
Successivamente, la Senatrice Paola Binetti, moderatrice dell’incontro, ha introdotto i lavori ricordando che l’evoluzione apportata attraverso la legge 33/2023, è di fondamentale importanza in quanto prevede un’attività coordinata tra Ministero della Salute e Ministero degli Affari Sociali, andando a ridurre quella che è stata una innaturale separazione tra il mondo dell’assistenza dal punto di vista sanitario e il mondo delle misure sociali. Infatti, chi si confronta con i problemi dell’età, della disabilità, della cronicità, delle malattie rare, della disabilità cognitiva, sa quanto sia stretto il rapporto tra investimento sanitario da un lato e investimento sociale dall’altro, poiché i bisogni dell’uomo rimandano necessariamente l’uno all’altro.
Maria Teresa Bellucci, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali è poi intervenuta sottolineando quanto il campo socio-assistenziale sia indispensabile, tessere una rete di collaborazione per riuscire a portare cambiamenti. Anche attraverso un’alleanza a livello nazionale e regionale, mettendo in campo le giuste competenze. Ha evidenziato poi come questo miglioramento risulti indispensabile essendo l’Italia il primo paese in Europa e il secondo al mondo per numero di anziani, con una proiezione in aumento nei prossimi decenni. Questa previsione deve dunque portare ad una maggiore attenzione verso questa stagione della vita che può essere in realtà scomposta in una terza ed una quarta età, dato l’aumento anche dei centenari.
Il Viceministro ha inoltre, sottolineato quanto possa essere fondamentale poter sviluppare progetti di turismo solidale, promozione della cultura all’accessibilità, ed anche valorizzazione del patrimonio pubblico, attraverso un’alleanza tra privato, privato-sociale e istituzioni, che possano permettere una rigenerazione di quel patrimonio pubblico abbandonato, come ad esempio i borghi oggi abbandonati, che potrebbero convertirsi in luoghi di incontro intergenerazionali.
A seguire Massimiliano Maselli, l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio, ha evidenziato come la legge 33 caratterizzerà una nuova epoca consentendo di riportare il valore della persona meno giovane al centro della società e come la politica debba cogliere il momento favorevole per puntare sullo sviluppo dell’assistenza territoriale, socio sanitaria e socio assistenziale di prossimità, per poter garantire alle persone fragili di poter usufruire di un’assistenza adeguata nel proprio domicilio, descrivendo anche un primo progetto sperimentale portato avanti dalla Regione nella Valle dell’Aniene.
È poi intervenuto Paolo Matteucci, il Direttore della Fondazione Alberto Sordi che ha illustrato il percorso che la Fondazione ha intrapreso in più di trent’anni di attività per prendersi cura degli anziani, partendo prima dal sociale per poi arrivare all’aspetto socio-sanitario, proprio perché oggigiorno uno dei problemi cardine è proprio costituito dalla solitudine delle persone anziane. Proseguendo ha poi ribadito l’impegno della Fondazione nel voler investire, con il supporto delle istituzioni locali pubbliche, in progetti che permettano di rispondere al meglio ai bisogni del territorio su cui opera.
Successivamente Monica Bianchi, della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, ha portato un punto di vista molto interessante sullo sviluppo dell’interprofessionalità, ovvero la necessità di creare dei percorsi di formazione integrata tra i vari professionisti del campo medico, che possano imparare fin da subito a dialogare e confrontarsi tra loro, con l’intento di poter definire degli obiettivi comuni che permettano di avere dei risvolti positivi sia sulla cura dei pazienti, sia sulla cultura e la creazione di modelli organizzativi favorendo lo sviluppo di processi più snelli, riducendo le degenze e quindi i costi.
Chiara Mastroianni, del Centro di Cure Palliative “Insieme nella Cura” della Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico, ha descritto il modello delle Cure Palliative, quali cure attive, in quanto devono integrare le competenze del professionista che assiste e dell’assistito, cure interprofessionali, poiché devono prevedere l’interazione di più professionisti che lavorano di squadra e globali, in quanto rispondono in maniera integrata per soddisfare i bisogni sociali, psicologici spirituali, e anche burocratici della singola persona. Un modello che potrebbe essere preso come esempio di integrazione socio-sanitaria per l’assistenza territoriale.
L’evento è stato chiuso con la presentazione del libro “Accordi che curano”, edito da Casa Editrice Dapero, da parte di Gabriella Facchinetti, autrice e curatrice dell’opera che raccoglie le importanti riflessioni ed esperienze di integrazione dell’assistenza sociale e sanitaria, sollevate durante l’omonimo workshop tenutosi lo scorso febbraio all’Università Campus Bio-medico.
Il libro, non ha la pretesa di essere esaustivo, ma nella sua semplicità raccoglie queste numerose esperienze e cerca di offrire chiavi di lettura molto concrete con un’analisi dei bisogni reali ed offrendo potenziali soluzioni. Inoltre, insieme ad altri esperti del settore, sono stati scritti ulteriori quattro capitoli che si concentrano soprattutto su come poter realizzare l’integrazione socio-sanitaria. Ciò che emerge dall’analisi delle varie esperienze di integrazione socio-sanitaria a livello nazionale e a livello internazionale, è che la strategia vincente dell’integrazione sta proprio negli accordi tra i gestori, i fornitori di cura e le famiglie che condividono priorità di intervento e obiettivi portando avanti in parallelo politiche sanitarie e politiche sociali.
Accordi che curano, sottolinea quindi l’importanza del valore umano della relazione tra tutti gli attori che concorrono all’erogazione di cure, promuovendo un approccio sistemico, collaborativo e partecipativo di promozione comunitaria del benessere. L’opera vuole sollecitare un cambiamento culturale, andando oltre allo strabismo culturale in cui viviamo oggi, per cui la priorità di intervento è spesso al bisogno sanitario a svantaggio di quello sociale, considerato come “secondario”. Un cambiamento culturale in cui il bisogno sociale è considerato anch’esso essenziale, con una conseguente visione integrale dei costi sanitari e sociali per un modello unitario di presa in cura veramente integrato.
Nel libro sono approfonditi anche temi come l’importanza dell’integrazione delle risorse umane, perché l’integrazione prima di tutto nasce dalle relazioni umane, e una lettura economico aziendale a favore della sostenibilità dei servizi sociosanitari.
I saluti finali sono stati fatti dall’Ing. Antonio Pelagatti, uno dei fondatori del Gruppo nazionale UILDM FSHD ((Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) ed esperto e consulente del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per la disabilità, che ha sottolineato come l’obiettivo dell’assistenza socio-sanitaria integrata debba essere incentrata su un accordo sociale complessivo, da parte di tutti gli attori coinvolti a partire dalla famiglia, che consenta di costruire l’anima di una comunità solidale.
Un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato, che sono intervenuti e che hanno reso possibile un pomeriggio denso di argomenti di fondamentale rilievo per una tematica di grandissima attualità, quale è l’integrazione sanitaria e sociosanitaria.