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Anziani e tecnologie

Anziani e tecnologie per la salute

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L’allungamento della vita è il miglior proxy per stimare i progressi di una società. La sfida è ora quella di rendere la terza età bella come le precedenti.

Internet of Things (IoT) e Intelligenza Artificiale (IA) svolgono un ruolo chiave nella trasformazione digitale dei servizi sociali e sanitari, abilitando un nuovo modo di intendere il rapporto medico-paziente, ove quest’ultimo sarà sempre più parte attiva del processo di cura.

Tuttavia, gli innovatori devono mettere gli utenti anziani al centro del proprio lavoro. Infatti, l’aumento della percentuale di anziani nella composizione demografica delle popolazioni Europee ci pone dinanzi all’urgenza di considerare gli anziani come il soggetto principale da considerare nell’innovata ermeneutica della cura e dell’assistenza.

Ciò vuol dire non solo favorire una sensibilizzazione dell’anziano all’uso delle tecnologie sanitarie, ma stimolare la dimensione tecnologica, attraverso l’ingegneria biomedica a rivolgersi al soggetto anziano attraverso la predisposizione di processi e dispositivi che, a partire dal design, siano appropriati (si pensi alle 5 A dell’OMS: accessibility, availability, acceptance, appropriateness, affordability), ovvero rispondenti alle esigenze specifiche degli anziani.

A ciò il Campus dedica diverse progetti di ricerca, in particolare il progetto Horizon 2020 Gatekeeper (GK) che, coinvolgendo oltre 50.000 partecipanti, in 8 paesi e 9 Reference Use Cases, dal 2019 al 2024 è stato dedicato proprio a connettere fornitori di assistenza sanitaria, aziende, imprenditori, cittadini e anziani e le comunità in cui vivono, al fine di creare un’arena aperta e basata sulla fiducia per combinare tecnologie (telemedicina, sensori per l’uso in casa e all’aperto, smartwatch, assistenti virtuali, applicazioni per la casa e strumenti di riabilitazione e allenamento a base IoT e AI) e esigenze degli utenti e per garantire, attraverso il monitoraggio continuo e la personalizzazione dei trattamenti, un miglioramento delle cure e un potenziamento dell’healthy ageing.

Lo sviluppo di tali tecnologie, in particolare per soggetti anziani fragili, richiama questioni etiche come privacy e sicurezza dei dati personali in maniera ancora più urgente: la piattaforma GK mira a costituire un framework etico di fiducia e responsabilità, parola chiave, questa, che attiene allo scienziato, al politico e all’utente. La pandemia di Covid-19 ha portato alla luce il fenomeno dell’infodemia, ovvero di una cattiva comunicazione scientifica e di uno scarso dialogo scienza-politica che hanno impattato negativamente sui cittadini e il social engagement nella lotta al virus. Si tratta di una questione di responsabilità, non solo dei depositari di conoscenze e competenze tecnico-scientifiche, ma riguardante anche policy makers e stakeholders che devono essere rimandati a una riflessione accorta rispetto alle pratiche e alla divulgazione dei risultati che può comportare anche una fase di fermo pensoso: questo è quello che definiamo responsabilità del pensiero, dell’azione e talvolta del silenzio.

Sempre più le ricerche sull’IA, dopo decenni di vuoto normativo, si stanno indirizzando verso un iter regolatorio definito, che metterà capo al sopravveniente EU AI Act, strumento giuridico particolarmente felice perché in qualche modo si rifà alla storia delle regolamentazioni dei dispositivi medici, ispirandosi al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), alle Medical Devices Regulations e all’European Health Data Space, integrandoli e colmandone i vuoti.

Resta il dilemma di includere in tale innovato scenario sanitario anche i paesi a basso reddito in cui la disponibilità dei dispositivi biomedici vacilla e una diffusione dell’IA equiparata ai contesti ad alto reddito è ancora lontana. Forse, inoltre, siamo ancora lontani da un’universalità delle regolamentazioni sui DM che sia effettivamente inclusiva delle specificità dei contesti, in particolare di quelli più vulnerabili; del resto anche la pandemia da Covid-19 ha mostrato quanto durante le emergenze si faccia sempre più evidente il bisogno di regolamentazioni non generiche, ma universali nel senso di adattabili alla varietà dei contesti particolari.

Anche le nuove regolamentazioni sull’AI dovrebbero tener conto di questo ed il progressivo perfezionamento normativo, supportato dal lavoro interdisciplinare di scienziati ed eticisti, condurrà anche a questo.

Leandro Pecchia

Leandro Pecchia – Università Campus Bio- Medico di Roma. 

Professore Ordinario di Ingegneria Biomedica.

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