De Gasperi – l’uomo della speranza è una miniserie in due puntate realizzata dalla brava Liliana Cavani. Ho ricordato la miniserie del 2005, dopo la lettura dell’interessantissima biografia Il costruttore di Antonio Polito, nelle edizioni Mondadori (maggio 2024). Il grande statista ha traghettato un’Italia umiliata e povera, intorbidita da anni di fascismo verso una repubblica e una solida democrazia. Cristiano convinto, ha impregnato la sua attività politica, e la sua vita privata di una fede profonda e preparata.
Il serial, pur con intenti chiaramente divulgativi, cerca di scoprire non solo l’uomo politico nei suoi momenti più cruciali ma anche il marito, il padre, il nonno, costruendo una visione unitaria del De Gasperi uomo. Un uomo non appariscente, equilibrato, pragmatico ma sempre sorretto da una chiara visione morale, convinto assertore del rispetto da dare a ogni uomo e donna, quindi profondamente democratico. Polito ricorda il discorso che De Gasperi fece nel 1948 a Bruxelles durante una conferenza dei cattolici belgi: “la democrazia è per essenza evangelica, perché ha come spinta l’amore e intende l’individuo come persona umana” e concluse con una sintesi bruciante “libertà politica e giustizia sociale… coloro che accettano questa sintesi accettano la democrazia”.
Nella prima parte del serial scopriamo un De Gasperi in formazione. Lo vediamo lasciare il Tirolo per frequentare l’università di Vienna e superare le diffidenze che subisce chi fa parte della minoranza italiana. Al termine della prima guerra mondiale, diventato ormai un “italiano in Italia”, eccolo aderire al Partito Popolare di don Luigi Sturzo ma poi, a seguito della sua non collaborazione con il partito fascismo, lo vediamo vivere una vita di pura sopravvivenza, prima per due anni in prigione e poi rintanato con un modesto impiego, nella biblioteca vaticana. In questi difficili frangenti la Cavani sviluppa bene, quasi una forma di contrappasso, lo sviluppo della vita familiare del politico.
L’amore ricambiato con Francesca, i lieti eventi delle nascite delle 4 figlie che portano gioia anche nei momenti più infelici. L’uomo politico trova la sua forza, sembra dirci la regista, nei momenti di perfetta serenità che riceve all’interno del nucleo familiare e la vocazione alla vita monastica della figlia Lucia è il segno che il suo convinto cristianesimo ha lasciato traccia.
Nella seconda puntata troviamo De Gasperi impegnato a costruire una nuova Italia. Lo fa pensando a quell’Italia moderata che ha seguito a lungo Mussolini (“26 milioni di italiani hanno votato per lui”: dichiara rispondendo a un giornalista) evitando le derive rivoluzionarie presenti in alcune frange dei partiti comunista e socialista, lasciando che fosse un referendum a decidere la forma istituzionale, virando la politica estera decisamente verso gli Stati Uniti e infine, con il voto del ’48, raggiungere il 48% dei voti.
Il serial approfondisce anche il momento di crisi che si determina fra De Gasperi e il Santo Padre Pio XII il quale, di fronte al rischio di una vittoria dei comunisti alle elezioni amministrative di Roma, gli propose, con la mediazione del predicatore Riccardo Lombardi, un’alleanza della Democrazia Cristiana con i partiti dei neo-fascisti e dei neo-monarchici. De Gasperi si oppose: si sarebbe dimesso se fosse stato necessario. La divergenza di vedute si risolve positivamente, mettendo in evidenza il suo profondo rispetto e fedeltà per l’autorità del Pontefice, ma allo stesso tempo la consapevolezza della propria responsabilità ad agire in coscienza nelle scelte pratiche e contingenti.
Dalla miniserie di Liliana Cavani ma soprattutto dal libro di Antonio Polito, emerge la figura di Alcide Del De Gasperi nella sua grandezza: un uomo che manifesta la sua fiducia nell’altro attraverso un delicato rispetto e un ascolto attento verso tutti, indipendentemente dal ruolo, uno statista colto e visionario, capace di dimostrare stima e rispetto delle opinioni altrui, determinato nel difendere i principi per lui non negoziabili, estremamente scrupoloso nella gestione dei soldi e bilanci pubblici, un bene prezioso da rendere disponibile per tutti. Dalla miniserie, però, non compare come il motore del modo di vivere sia la sua fede: non lo si vede mai pregare né parlare di fede, come se tutto ciò si fermasse alla sfera privata. Per De Gasperi la fede, non era qualcosa di posticcio, ma impregnava la vita quotidiana.
Franco Olearo https://familycinematv.it/
De Gasperi – L’uomo della speranza – Regia: Liliana Cavani – Italia 2005 – Interpreti: Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Stefano Scandaletti, Ana Caterina Morariu, Camilla Filippi
Disponibile su RAI PLAY