L’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile pone l’obiettivo di assicurare la salute e il benessere delle persone a tutte le età. Ciò induce una riflessione sulle politiche pubbliche e sull’uso delle risorse disponibili, nonchè un ripensamento degli spazi pubblici e privati perché possano essere adeguatamente “abitati” anche dagli anziani.
Un concetto-chiave è quello di “resilienza”, ovvero il processo dinamico di resistenza e adattamento all’incremento di vulnerabilità che la maggiore longevità comporta. L’anello di congiunzione tra sostenibilità e resilienza risiede nel “processo di cura” che dovrà sempre più influenzare tutti i settori, dal mercato del lavoro a quello dei beni e servizi, dalla struttura delle famiglie alle dinamiche intergenerazionali.
Laddove l’autonomia dell’anziano declini, la cura diviene oggetto di una prestazione che deve essere erogata dalla collettività, coprendo un ampio spettro di risposte assistenziali e investendo le politiche sociali e sanitarie, le azioni abitative, infrastrutturali, trasportistiche, culturali che – soltanto se inclusive – possono assecondare la trasformazione di una società vieppiù longeva.
In tal modo, la maggiore vulnerabilità che l’individuo sperimenta con l’età che avanza non necessariamente coincide con un esaurimento delle sue possibilità di avere un ruolo attivo e utile per il contesto familiare e sociale di appartenenza. Gli anziani, infatti, sono spesso depositari di esperienze e competenze degne di essere preservate e trasmesse per alimentare un dialogo intergenerazionale che restituisca ai giovani il senso del tempo nel suo significato diacronico e non solo sincronico, quindi come dimensione in cui non solo vivere ma anche costruire progettando. Al contempo, e nei limiti del possibile, agli anziani va dato il senso del presente perché possano fruire delle opportunità che esso offre. In tale scenario, un ruolo vieppiù significativo sarà giocato dalle innovazioni tecnolgiche nei luoghi domestici e dal processo di alfabetizzazione digitale delle diverse generazioni e dei protagonisti dei processi di cura.
Marta Bertolaso, Maria Rosaria Brizi