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“PerdutaMente” – SGUARDI DI VITA – Recensioni Cinematografiche

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Il viaggio di Paolo Ruffini attraverso l’Italia per confrontarsi con persone affette dal morbo di Alzheimer e con i loro cari, su cui si riflette il carico fisico ed emotivo della malattia.

PerdutaMente sembra la tappa di un lungo viaggio. Introspettivo e di continua ricerca. Un percorso che il regista Paolo Ruffini, con Ivana Di Biase, compie per ricevere un abbraccio vero, gratuito e pulito. Quasi benedicente. Sembrerebbe quasi che dall’incontro con chi presenta disabilità o è affetto da patologie degenerative, si vuol provare a toccare quell’insanabile mancanza. Quel vuoto che si avverte, ma volutamente si respinge per non vedere, né sentire e così, scegliere per la propria personalità “sana”, una dis-abilità voluta. Quella mancanza di “abilità” nel decidere di aprire e conoscere sé stessi.

PerdutaMente pare essere soprattutto questo: un ritorno. Un viaggio, che nell’altro, tocca in punta di piedi la propria interiorità. Incrocia sguardi per vedere sé stessi nelle parti più recondite che non vogliamo sondare. Nel docufilm, Ruffini percorre l’Italia per conoscere storie: ascoltare i familiari e i silenzi di chi è affetto dal Morbo di Alzheimer.

Gli sguardi e la voce fioca, incerta e cheta di Luca, Teresa «dagli occhi stanchi». Mimmo, Michela, Dina: una patologia univoca e migliaia di sfumature. Significati differenti incastonati in corpi che sembrano non appartenere chi li abita.  Fisicità così teneramente incastonate in un perenne stato di assenza.

Le telecamere sono utilizzate sapientemente. Accompagnano il regista e attore per cogliere le conseguenze di una patologia che rappresenta una ferita grande soprattutto per le persone che si ritrovano ad accudire moglie, fratello o figlio. Nelle difficoltà quotidiane, «vince sempre l’amore», afferma lo stesso regista. Quell’attenzione costante e amorevole verso quei cari che non sono più espressione di un’identità. Non c’è traccia del passato nel loro agire o parlare. Il presente ha il sapore di un tempo sospeso. E in questa nebulosa fragile, i protagonisti vivono con la tenerezza dell’abbandono nelle mani di chi sa prendersene cura. Una “consegna” totale che è esempio di fiducia enorme nell’altro, anche se non si conoscono risposte ad interrogativi che forse nemmeno ci sono. O provano a prendere forma come pensieri, ma non trovano la forza di esprimersi in gesti o parole.

PerdutaMente non vuole essere un viaggio clinico o diagnostico ma è un percorso interiore per quanti sono solo all’inizio. Uno specchio che inquadra la malattia di chi ci sta di fronte e restituisce l’autenticità del proprio volto.

Annamaria Di Paola – giornalista ed educatrice 

Guarda il video saluto di Paolo Ruffini in occasione dell’inaugurazione del Centro Terapeutico Alberto Sordi – Centro Diurno per persone con Alzheimer e altri tipi di demenze.

 

 

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