Il nome del progetto rimanda alla figura di Anchise, eroe troiano e padre di Enea, rappresentato nell’epica classica come genitore amato e rispettato, portatore dei valori della tradizione.
Il progetto potrebbe essere rappresentato figurativamente con la stilizzazione del gruppo scultoreo considerato tra i riferimenti iconografici più significativi di Gian Lorenzo Bernini.
Il soggetto riprende la fuga di Enea dalla città di Troia in fiamme descritta nel secondo libro dell’Eneide di Virgilio. Nella drammatica notte della caduta di Troia, Enea caricò sulle spalle il vecchio padre Anchise, paralizzato nelle gambe e con la schiena ricurva, che reca in mano il vaso con le ceneri degli antenati (i Lari Tutelari). Alla base del gruppo scultoreo c’è Ascanio, figlio di Enea, che segue il padre stringendo nella mano l’eterno fuoco custodito nel tempio di Vesta che accenderà la nuova vita di Roma.
“Coraggio, dunque, caro padre, attaccati al mio collo; io ti reggerò sulle spalle; questa fatica non sarà pesante per me”.
L’iconografia esprime la dolcezza di questo rapporto in cui Enea sostiene amorevolmente il padre ormai anziano e non autonomo, racchiudendo la summa dello scambio intergenerazionale. Enea con un estremo senso del dovere, rinuncia alle sue personali esigenze per condurre a termine il compito che gli è stato affidato da una volontà superiore. È il portatore di una pietas esemplare, un “amore doveroso” definibile come una qualità universale. Una pietas che non è solo “pietà”, ma un valore più vasto che racchiude la misericordia, il senso del dovere, la devozione religiosa, la dedizione filiale, l’amore per la patria e il rispetto verso la famiglia.
E’ la devozione che riesce ad orientare i comportamenti del singolo, facendo coincidere il bene individuale con il bene collettivo.
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