…la medicina non fa ridere,
ma nella risata c’è molta medicina…
Ridere è una prova irrefutabile dello stato di salute psico-fisica di una persona.
Quando il riso aumenta in quantità e qualità, la vita migliora, quando è assente per molto tempo la qualità della vita ne risente in modo evidente.
E poi ridere fa bene perché provoca iniezione di energia e di movimento in corpi o in relazioni fino a poco prima statici. Ridere avvicina alla parte più profonda e vera di sé stessi, migliora la qualità delle relazioni, avvicina le persone, le rende più disponibili verso gli altri e allontana o addirittura sconfigge il dolore e la sofferenza.
Infine, ridere stimola la creatività, ovvero la capacità di utilizzare ciò di cui si dispone per farci cose nuove, più belle e utili. Perciò:
- Ridere è un’arte, e per questo motivo va celebrata!
Ancora me lo ricordo quel giorno. Quando mi si è schiuso un mondo nuovo: la Clown therapy con gli anziani. Una casa di riposo alle pendici dei Castelli romani ci accoglieva in un’aria di festa e allora…pronti, naso rosso e via!
Tante bolle di sapone, che volavano sotto quel cielo azzurro, fragilissime, come le loro speranze. Chissà quanti arcobaleni che nascondevano.
Tra un ballo e un canto, una risata sbocciava per la sua stessa gioia. Ridere ci faceva così bene, ci ha visti in qualche modo protagonisti meravigliati e interessati al mondo, rinnovati nelle possibilità di viverlo.
“Se ridere ha tutti questi benefici, rinunciarvi non conviene” questo mi ha confidato un ospite della struttura.
Eravamo li non solo per far ridere ma anche, probabilmente, per piangere con chi piange, ed essere soli con chi è solo.
Quando una persona vive un disagio, non sempre questo disagio sa esprimersi nelle parole, in questi casi un gioco, un foglio di carta e due matite possono fare di più di un continuo parlare.
L’arte, o meglio quest’arte mi ha permesso di avvicinarmi con discrezione alla realtà degli anziani, senza essere invasivi e senza pretendere a tutti i costi una risata. L’arte ci dà, e ci insegna tanto.
Ci permette di capire che i sentimenti sono universali e che tutti sperimentiamo l’amore, la tristezza, l’allegria, la vergogna ricevendo stimoli diversi.
Articolo a cura di Maria Rosaria Roma, O.S.S presso Centro di cure Palliative “Insieme nella cura” – Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico