Ha mutato in forma profonda tutti gli aspetti della vita umana: psicologici, sociali, culturali, economici.
Il Covid-19 ci ha cambiati.
E oggi, a distanza di oltre un anno di sofferenza globale, ancora non sappiamo né possiamo valutare la profondità di mutamenti che interessano e interesseranno ognuna delle nostre attività future.
In tale contesto, il ruolo e il valore della ricerca e dello studio dei processi umani e sociali si rivelano ancora più cruciali nella selezione di nuovi modelli e approcci: risposte di cui si avverte, forte, la necessità e che potranno giungerci soltanto dalla Comunità Scientifica.
”La cura durante la pandemia e la sua riorganizzazione per il futuro” è una ricerca che muove in questa direzione. Prova a trovare delle risposte attraverso l’analisi – su scala nazionale – di dati qualitativi ed è strutturata anche in relazione al documento “Alleanza per le persone anziane”.
Lo studio – promosso da Fondazione Alberto Sordi – è stato diretto dal prof. Riccardo Prandini, sociologo del Dipartimento di Scienze Politiche e sociali dell’Università Alma Mater di Bologna, e realizzato dai ricercatori Elena Macchioni ed Enrico Papa.
Come noto, l’epidemia di Covid-19 è una malattia i cui esiti più nefasti interessano gli anziani, soprattutto quelli più fragili, e si è abbattuta con violenza sui servizi di cura per la Terza Età.
Le RSA, per molti motivi, sono state le strutture più colpite anche se tutto il sistema delle cure – residenziale, semiresidenziale, domiciliare – si è trovato costretto ad affrontare criticità inedite in un momento storico caratterizzato anche da un’incertezza diffusa: che ha – in molti casi – offerto l’opportunità a queste strutture di rivedere i propri modelli di cura inserendo innovazioni che puntano in primis ad una governance di rete.
È su questi presupposti che si concretizzano gli obiettivi della ricerca, i quali sono orientati alla comprensione delle seguenti dinamiche:
- come i responsabili dei servizi e gli operatori, hanno ripensato le loro organizzazioni (e i rapporti con i loro membri), rispondendo alle sfide di un contesto imprevedibile, precario, incerto, rischioso e contraddittorio;
- se (e come) sono riusciti a cambiare le forme della loro organizzazione (cognitiva, emotiva e pratica);
- quali ostacoli e quali opportunità hanno trovato nell’ambiente istituzionale (locale, regionale e nazionale);
- quali reti o relazioni sono riuscite a mantenere o a creare, per trarre ispirazione o sostegno, per dare risposte alle sfide.