In occasione della Giornata mondiale del sonno, ideata dalla World Association of Sleep Medicine e celebrata dal 2007 per sottolineare e ribadire l’importanza del buon sonno per la salute psicofisica delle persone e migliorarne, quindi, la qualità della vita, abbiamo chiesto al Prof. Simone Scarlata – Geriatra del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma – di raccontarci quale sia la valenza del sonno nel mondo della terza età.
Il sonno subisce numerosi variazioni con il passare degli anni: si modifica in qualità e in quantità, si adatta allo stile di vita del soggetto, al suo stato di salute, al suo fabbisogno e alla sua psiche. Scopriamo come varia la fisiologia del sonno degli anziani.
Le persone anziane dormono meno
Se in media una persona adulta dorme 7 o 8 ore, nell’anziano si assiste ad una riduzione delle ore di sonno. In media, dopo i sessant’anni, si può necessitare di 5 o 6 ore di riposo che spesso diminuiscono ulteriormente con l’avanzare della vecchiaia.
Anche il riposare durante il giorno con brevi sonnellini ristoratori riduce la quota di sonno notturno.
Le cause però non sono sempre solo fisiologiche purtroppo.
Fisiologia del sonno negli anziani
Il sonno degli anni azzurri è diverso anche nella forma, non è più prettamente monofasico, ma assume una struttura polifasica, si frammenta in numerosi risvegli e spesso viene dosato anche nelle ore diurne: a risentirne di più è il sonno profondo, di tipo non REM.
La fase REM al contrario, in soggetti sani, tende a non subire deprivazioni o trasformazioni e mantiene la sua funzione di rigenerazione cerebrale, molto importante per l’integrità mentale delle persone anziane.
Generalmente il fabbisogno di sonno nelle persone anziane diminuisce, perché cala il consumo calorico, perché i ritmi circadiani si affinano maggiormente agli stimoli buio-luce e la porzione di sonno monofasico si limita a quelle ore notturne, sollecitando il risveglio vero e proprio alle prime luci dell’alba.
A volte però quando si studia il sonno negli anziani non ci si trova di fronte solo a semplici iposonnie, ma iniziano a manifestarsi veri e propri sintomi di insonnia.
Difficoltà di addormentamento, che prevedono lassi di tempo superiori ai 30 minuti sono sintomi di una forma di insonnia iniziale o altrimenti detta “sleep latency”, interruzioni del sonno con veri e propri risvegli sempre di una durata superiore ai 30 minuti sono considerati forme di insonnia centrale o “nightime awakenings”, risvegli mattutini eccessivamente anticipati sono considerati insonnia terminale.
Quali sono le cause dei disturbi del sonno in campo geriatrico? Spesso l’iposonnia è dovuta all’incidenza di malesseri fisici, di dolori posturali, di artrosi fisiologiche, di difficoltà digestive, respiratorie, cardiache, o essere indotta da turbe metaboliche e farmacologiche che possono provocare insonnia.