In occasione del Workshop “Accordi che curano. Verso un’assistenza domiciliare integrata sociosanitaria e sociale”, organizzato da Fondazione Alberto Sordi con il contributo della Regione Lazio, abbiamo intervistato Marco Cassisa e Patrizia Garzena di AIMA Biella e Daniela Sandri di Fondazione Cerino Zegna
La particolarità di questa intervista è che, di fatto, è indirizzata a più soggetti che condividono medesimi obiettivi. Potete raccontarci la vostra esperienza e il vostro percorso di condivisione?
«La Fondazione Cerino Zegna Impresa Sociale ha un percorso storico che parte dal 1918. Fin dall’origine, il suo statuto prevede un Consiglio di Amministrazione eletto da ENTI TERRITORIALI rappresentativi di realtà pubbliche (Comuni di Biella, Cossato, Mongrando e Occhieppo Inferiore), private (Cottolengo di Biella), Fondazioni (Fondazione Famiglia Caraccio) ed Associazioni del terzo settore, tra cui AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) Territoriale Biella.
E’, quindi, quasi naturale, il conseguente orientamento a divenire “risorsa territoriale”, che sviluppa i propri interventi cercando di integrare la rete dei servizi esistenti, con una gamma di prestazioni socio-assistenziali-sanitarie, finalizzate alla qualità di vita della persona anziana.
Tali collaborazioni, negli anni ’90, generano sinergie importanti come il CCRB (Coordinamento Case Riposo Biellesi), che riunisce 27 Strutture, l’Azienda Sanitaria di Biella (Geriatria) ed i Consorzi dei Servizi Socio-Assistenziali del Biellese orientale e occidentale CISSABO e IRIS.
All’interno del CCRB si costituiscono gruppi e tavoli di lavoro, che trattano tematiche tecniche da un punto di vista gestionale e qualitativo.
Successivamente, durante il primo decennio degli anni 2000, questo “circuito virtuoso” è venuto meno: il territorio mantiene la ricca implementazione dei servizi rivolti all’anziano, ma lo scollamento con le politiche della pubblica amministrazione crea difficoltà di sostenibilità dei servizi stessi.
A partire dal 2017 la collaborazione con AIMA Biella, iniziata già negli anni precedenti tra l’altro con l’organizzazione dei Caffè Alzheimer, si rafforza ulteriormente con la progettazione prima e con l’apertura poi del centro d’incontro Mente Locale. Si tratta di una struttura innovativa per la realtà italiana in quanto destinata non tanto all’assistenza e alla cura delle persone con demenze, quanto all’applicazione delle terapie non farmacologiche e socializzanti nella prevenzione attiva del decadimento cognitivo.
AIMA Biella si è ispirata al modello europeo MeetingDEM per realizzare un luogo inclusivo all’interno del quale persone con diagnosi di demenze, persone con lievi sintomi di decadimento cognitivo e anziani in salute possono mettere in valore le loro potenzialità in una serie di attività guidate da un pool di professionisti. Il centro Mente Locale è aperto cinque giorni alla settimana e ospita a cadenza regolare gruppi di stimolazione e potenziamento cognitivi, terapia occupazionale, laboratori creativi e attività motorie che vanno dalla tradizionale ginnastica dolce alle danze popolari. La sede del centro è una villa d’epoca di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che l’ha ristrutturata e concessa in uso ad AIMA Biella sulla base di un comodato d’uso pluriennale. Nelle intenzioni di AIMA Biella, Mente Locale è un luogo pubblico, permeabile alla comunità circostante, tanto che la villa e il suo giardino sono anche la location di un ristorante e la sede per attività associative, espositive, culturali.»
Quanto, perciò, dal vostro punto di vista, è importante un apporto che sia “di rete”?
«A seguito degli avvenimenti pandemici, l’evolversi politico, le problematiche emergenti e l’impatto economico-sociale stanno, certamente, portando ad un collasso le RSA che si vedono dimenticate: dimenticate nel PNRR, dimenticate dal patto della Non Autosufficienza, dimenticate nella loro funzione di servizi socio-sanitari assistenziali, autorizzati e convenzionati con l’Ente Pubblico.
Il nostro territorio conta sulla presenza di una filiera dei servizi molto reticolata che, per poter continuare ad operare, deve essere promossa e sostenuta in sinergia e, soprattutto, è indispensabile che le RSA vi trovino un preciso riconoscimento quali FORNITORI DI SERVIZI IMPRESCINDIBILI.
In questo contesto, la Fondazione Cassa Risparmio di Biella, sta promuovendo e sostenendo “sistemi di rete”, partecipati da Privati, Enti Pubblici, Cooperative, Fondazioni ed Associazioni, riconoscendo in tale collaborazione l’unica modalità di ottimizzare le risorse, non solo economiche, ma anche professionali, organizzative, strutturali e progettuali in essere: è da questo impegno che nasce il progetto “AccompagnaMenti”.
Si tratta di un’iniziativa biennale, di cui AIMA Biella è capofila, che nasce da un capillare lavoro di co-progettazione al quale hanno partecipato una ventina di soggetti tra i quali l’Azienda Sanitaria Locale di Biella, i due Consorzi socio assistenziali Iris e Cissabo, l’amministrazione provinciale, la Città di Biella, ordini professionali, gestori di residenze per anziani, cooperative e imprese sociali, enti del Terzo Settore.
Il progetto AccompagnaMenti è sostenuto direttamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella con un contributo di 223 mila euro, di cui 23.000 dedicati all’accompagnamento progettuale da parte della Fondazione Zancan e a un cofinanziamento di circa 60 mila euro a carico della rete progettuale e in particolare degli Enti pubblici che si sono resi disponibili a sostenere le quote dei medici, degli infermieri e degli assistenti sociali che realizzeranno l’intervento (quota CDCD – Centro per i disturbi cognitivi e demenza – ed équipe domiciliare).»
La Provincia di Biella si colloca al primo posto tra le Province piemontesi e italiane per numero di anziani (circa 276 ogni 100 bambini): può definirsi il vostro territorio come una sorta di laboratorio di sperimentazione in cui professionalità e pianificazione si incontrano in progetti di innovazione?
«Purtroppo, l’indice di vecchiaia, per la provincia di Biella, è destinato ad incrementarsi in parallelo con il contrarsi del numero di abitanti e l’abbassarsi della natalità. A ciò, si aggiunge l’aumento di persone non autosufficienti ed affette da patologie neuro-degenerative, quali la demenza e la malattia di Alzheimer.
Fondazione Cerino Zegna ed AIMA Biella, operano pionieristicamente dalla fine degli anni ’90, con una progettazione innovativa sulle tematiche legate al decadimento cognito e all’Alzheimer, realizzando in convenzione con l’ASL BI, i primi:
- 1998 Centro Diurno Alzheimer, con annesso giardino Alzheimer
- 2000 Nucleo Alzheimer Temporaneo residenziale, con prime sperimentazioni delle cosiddette “attività non farmacologiche (dalla stanza multisensoriale alla terapia del viaggio, alla musicoterapia, Pet-therapy e progetti alimentari specifici per persone con demenza)
- 2015 Nucleo residenzialità definitiva per anziani con disturbi comportamentali medio-gravi
- 2018 realizzazione di una Struttura d’eccellenza per anziani affetti da decadimento cognitivo, progettata con criteri mutuati dal nord Europa, Paese all’avanguardia in questo settore, e gestita secondo il modello Gentlecare (modello riconosciuto a livello internazionale per l’approccio alla demenza).
Sempre nel 2018, Fondazione Cerino Zegna ha avviata una sperimentazione, in Biella di soluzioni abitative per Longennials.
Si tratta di una Residenza, strutturata in 38 mini-appartamenti attrezzati e confortevoli, organizzati e pensati per coniugare uno spazio abitativo privato, dove gestirsi autonomamente, con le comodità e la tutela di un albergo.
All’interno di questo percorso si inserisce ora il progetto AccompagnaMenti, col quale ci si pone tre obiettivi primari. Il primo è intercettare il prima possibile le persone con decadimento cognitivo. Il secondo è informare, formare e sostenere familiari e assistenti, sensibilizzando la comunità e rendendoli meno “invisibili”. Il terzo è potenziare gli interventi domiciliari a supporto delle persone con demenza per far sì che possano restare nel proprio ambiente domestico il maggior tempo possibile.
Nell’arco di un biennio, sono previste due macro azioni che puntano da un lato alla informazione/formazione dei caregiver e della comunità locale più ampia e, dall’altra, alla sperimentazione di nuove forme di assistenza domiciliare.
A queste due macro azioni se ne affianca una terza che ha come target il personale socio sanitario dell’ASL e i servizi territoriali (106 medici di medicina generale, 64 infermieri territoriali, 20 assistenti sociali) cui verranno indirizzati specifici incontri formativi gestiti dall’équipe del Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze.
Attraverso il Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze dell’ASL saranno individuate le persone da inserire nel progetto che le accompagnerà con un sostegno economico per la durata dei 18 mesi (il Budget di Salute) e saranno affiancate da un’equipe di professionisti che andrà a casa di ciascuno per valutare gli specifici interventi da mettere in atto (piano di vita).
E’ prevista la realizzazione di un Catalogo, consultabile online e stampabile, nel quale le persone con demenza e i loro caregiver potranno trovare per la prima volta in un unico “contenitore” tutti i servizi per gli anziani presenti nel Biellese. Un aiuto importante per non dover ricorrere al passaparola o alla ricerca tra mille fonti diverse in caso di necessità.
Per la presentazione del Catalogo e dei servizi territoriali “a misura di anziano” è prevista l’organizzazione di 42 incontri pubblici (21 all’anno), in ore pomeridiane e serali oltre all’attivazione di uno Sportello Telefonico.»
Contrapposizione assistenza domiciliare e accoglienza residenziale: quali sono i rischi di un approccio che procede in questa direzione?
«Discutere le prospettive delle politiche di assistenza agli anziani non autosufficienti e/o con decadimento cognitivo, risulta, oggi, particolarmente complicato; dopo un’epoca di progressivo sviluppo, che ha toccato il suo culmine tra il 2000 ed il 2010, seguita da una fase di contrazione, attualmente, il settore vive un periodo caratterizzato da incertezza sulla direzione che sarà intrapresa. Come sappiamo, è in corso un dibattito sulla riforma del settore, ed alcuni elementi fondamentali devono, essere valutati preliminarmente, per ricercare le soluzioni più opportune, ma contrapporre assistenza domiciliare e accoglienza residenziale rischia di distogliere l’attenzione dal fatto che entrambe le soluzioni fanno parte di una rete dei servizi per gli anziani: a dirlo sono i numeri.
Servono risposte diverse su misura dei diversi bisogni di chi è “fragile”, i servizi domiciliari ed i servizi residenziali non sono in contrapposizione, ma bensì complementari.
Le RSA sono necessarie perché?
L’età media degli anziani al loro ingresso in Rsa è di circa 86 anni. Più di uno su tre (il 34%) ha bisogno dell’assistenza del personale delle Rsa per alimentarsi. Basterebbe questo ad evidenziare che gli ospiti delle Rsa sono persone estremamente fragili, che difficilmente possono essere assistite a casa propria.
A quanto appena segnalato, il Professor Antonio Sebastiano, Direttore dell’Osservatorio RSA della LIUC Business School di Castellanza (l’OSSERVATORIO SETTORIALE SULLE RSA, istituito nel 2006, con quasi 300 RSA associate, si configura oggi come una delle più strutturate e continuative esperienze di benchmarking economico, organizzativo e gestionale in ambito socio-sanitario, sia all’interno del panorama regionale, sia con riferimento a quello nazionale), aggiunge: “Le Rsa sono decisive come nodo di filiera nella fase terminale del percorso della non autosufficienza. Sono e saranno uno dei pilastri del sistema di long term care italiano”.
Chi sono le persone che si rivolgono alla Fondazione Cerino Zegna?
La Fondazione Cerino Zegna, nei suoi 100 anni dedicati all’assistenza, ha sviluppato le competenze per fronteggiare la maggior parte delle richieste di caregivers in difficoltà di fronte ad un onere di “accudimento” grave ed inaspettato. In base a tale esperienza, riportiamo quelle situazioni in cui le Residenze per Anziani possono fare la differenza (se non offrire l’unica alternativa), alla qualità di vita, non solo dell’utente, ma anche di colui che se ne fa carico.
- Famigliari che, improvvisamente, si trovano di fronte ad un bivio che impone una difficile scelta.
Quando chi ami non è più in grado di gestire autonomamente le più banali attività quotidiane, come lavarsi e vestirsi oppure prepararsi da mangiare, quali le soluzioni?
- Ricorrere ad una o più badanti, in base alle ore che la persona più restare sola, senza pericoli …
- Assumersi la presa in carico totale del proprio caro, cosa possibile se si è in pensione e non si ha una propria famiglia con figli piccoli da gestire …
- Ricorrere all’inserimento in RSA …
- Anziani soli che, a seguito di complicanze, come cadute esiti da fratture, ictus/ischemie, aggravarsi di patologie respiratorie, cardiache, neuro degenerative (per citare le più comuni), perdono la loro autonomia e non possono più restare da soli.
Se la risposta ai bisogni sanitari acuti, oggi, è in continuo progresso, il contesto sociale non è in grado di supportare persone altamente fragili e non autosufficienti al domicilio.
- Le badanti, non sono formate per dare assistenza sanitaria qualificata …
- le abitazioni non sono attrezzate per la non autosufficienza grave …
- l’assistenza domiciliare (ADI) garantita dai servizi sociali offre un servizio di supporto a specifiche attività e/o medicazioni, modulato su interventi orari, ma nelle altre ore della giornata la PERSONA E’ SOLA …
- “grandi vecchi” che necessitano di un’alimentazione artificiale, di un supporto d’ossigeno h. 24, che sono cateterizzati, che hanno bisogno di attrezzature specifiche per sollevarsi, muoversi, lavarsi.
RSA e qualità della cura
La pandemia, con la sua caccia alle streghe (nella fattispecie identificate nelle RSA), con le sue malcelate accuse rivolte alle residenze per anziani, ha fatto dimenticare l’umanizzazione che vive nell’assistenza offerta all’interno di queste strutture, dove un’équipe di professionisti lavora:
- per promuovere la Personalizzazione dell’assistenza e permettere una migliore qualità di vita indipendentemente dal livello di autonomia
- per garantire a ciascuno la possibilità di essere accolto nella propria globalità con una presa in carico attenta all’ascolto ed alla dimensione umana e relazionale dell’assistenza
Una presa in carico 165 giorni all’anno per 24 ore al giorno, cosa che al domicilio i servizi pubblici non possono garantire.
Servizi pubblici che, nel sostegno ad oltranza della domiciliarità, tendono a dimenticare la fatica e lo stress dei caregivers che, in una società volta all’invecchiamento si lega a nuovi rischi, come quello della solitudine in una famiglia ormai sempre più mononucleare.
L’impegno assistenziale che in passato era affrontato e sostenuto dalla famiglia “allargata” in cui convivevano, nipoti, figli, padri, nonni, ora deve trovare soluzioni diverse, collocandosi appieno nella definizione “dinamica” di welfare: le Residenze per Anziani sono, spesso, ultimo baluardo di aiuto per le famiglie nei casi anzidetti di cronicità grave con sempre più limiti e difficoltà.»
Quanto è importante, nel nostro settore, la sinergia tra pubblico e privato? E quali impulsi, non soltanto accademici, possono arrivare dal sistema universitario?
«La sinergia con gli Enti Pubblici è FONDAMENTALE PER RICONOSCERE che le RSA non sono “Strutture Private”, bensì ACCREDITATE con il servizio pubblico sanitario (N.B. sistema regionale tramite servizi sanitari locali) per i servizi Residenziali e semi-residenziali e, in quanto tali:
- VANNO INSERITE nel PNRR e/o altre normative, bandi, progetti ad esso collegati
- VANNO RICONOSCIUTE come “CASE DELLA COMUNITA’”, la loro distribuzione e presenza sul territorio garantisce, già da subito, presenza infermieristica e di personale per l’assistenza h. 24, presenza di professionisti di supporto e personale amministrativo. Inoltre, le residenze per Anziani, al loro interno hanno realizzato ambienti protesici e mettono a disposizione attrezzature/soluzioni informatiche specifiche sia per la qualità di vita degli anziani, sia per la sicurezza di chi ci lavora.
Il sistema di ricerca universitario può contribuire, grazie ai fondi previsti a tal fine dal PNRR, a mettere in campo studi e ricerche che forniscano modelli di intervento territoriale innovativi e replicabili, spesso anche orientati a criteri di sostenibilità ed efficienza, partendo dall’ascolto del territorio e da dati e metodologie quali:
- Raccolta e pubblicazione di dati che identifichino le potenzialità delle RSA (magari con confronti anche con analoghi dati Europei):
- Distribuzione territoriale con copertura di servizi domiciliari, semi-residenziali, residenziali, a bassa soglia, alberghieri, ambulatoriali
- Numero di posti letto per persone anziane e/o fragili che NON POSSONO restare al domicilio
- Numero di dipendenti, professionalità competenti da investire sui nuovi Centri Servizi
- Risparmio sui costi di ospedalizzazione di anziani fragili con patologie croniche, non in fase acuta
- Analisi relative ai livelli di stress dei caregiver
- Promozione di ricerche/studi sui bisogni emergenti e/o sommersi di una società che invecchia.»
Vostre ulteriori eventuali considerazioni su temi non trattati dalla presente intervista
«In risposta alle problematiche sociali e di welfare esposte, a sottolineare l’importanza delle collaborazioni a tutti i livelli, segnaliamo la nascita dell’ASSOCIAZIONE RINATA, a Piacenza, idealmente ispirata a Renato Dapero, promotore dell’impegno per il miglioramento continuo nella cultura dell’assistenza.
Una associazione libera, fluida, inclusiva con finalità prevalentemente culturali e di ricerca, per sviluppare/portare proposte alla società e alla politica sui temi della salute e del benessere in ambito socio-sanitario.
Una Associazione tra pari, multi-professionale e transdisciplinare, per rappresentarci a livello locale, nazionale ed europeo; in rete con ogni altra organizzazione con la quale poter essere in ideale sintonia di valori. RINATA, prevalentemente composta da Direttori di RSA, è aperta anche a tutte le figure professionali e del Volontariato; si muove a livello nazionale e ai diversi livelli regionali cercando di diffondere il messaggio che i “percorsi di presa in carico della vecchiaia” sono complementari e devono modellarsi sulle esigenze della Persona Anziana nel suo insieme e non della Persona a pezzi (sociale, assistenziale, sanitario), con una nuova Comunicazione efficace e il più capillare possibile.
L’evento si svolgerà il 20 febbraio 2023, in occasione della Giornata della giustizia sociale, per affrontare la questione del nuovo servizio proposto dalla “Riforma della non autosufficienza” denominato Assistenza Domiciliare Integrata Sociosanitaria e Sociale (ADISS).»
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