“Le ricette della signora Toku” SGUARDI DI VITA – Recensioni Cinematografiche

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Sentaro lavora, tutto da solo, in una piccola pasticceria alla periferia di Tokio. Si alza presto perché deve preparare i dorayaki, dolcetti giapponesi fatti con due dischi di pan di spagna con all’interno una marmellata di fagioli dolci. I suoi clienti sono pochi e sempre gli stessi. 

Un giorno bussa al suo negozio una signora anziana che chiede di venire assunta. Sentaro è restio ad accettarla a causa della sua età ma quando assaggia la marmellata di fagioli dolci non ha dubbi: Toku (il nome della signora) confeziona una marmellata squisita. Ora i clienti della pasticceria si sono moltiplicati ma un giorno arriva la padrona del negozio. Ci sono voci che girano secondo le quali la signora Toku è affetta da lebbra, che potrebbe essere contagiosa. La padrona invita Sentaro a licenziare la signora Toku

Siamo in Giappone e la vita degli umani è strettamente legata alla vita della natura da cui sono avvolti.  Il racconto delle vicende umane a cui partecipiamo durante circa un anno diventa tutt’uno con la trasformazione del ciliegio: dall’esplosione di colori nella fioritura di primavera, alle foglie rosse d’autunno, fino ai rami spogli nell’inverno. Si tratta di un naturalismo che Toku rinnova in più occasioni: quando libera un uccellino dalla sua gabbia o quando cucina i fagioli dolci. Lei li “sente”. “Bisogna accoglierli nel modo giusto perché diano il meglio di se”: confida a Sentaro. Con questa attenzione alla bellezza nascosta delle cose, anche i rapporti fra i due protagonisti si evolvono con grande sensibilità reciproca. Dall’apprezzamento professionale sui fornelli si passa presto alla confidenza sui rispettivi problemi e sulle loro ansie, perché entrambi, per diversi motivi, sono stati emarginati dalla società. Fanno tutto con discrezione, alla giapponese, indirizzandosi reciprocamente delle lettere. 

Kirin Kiki, che abbiamo già visto in Ritratto di famiglia con tempesta e in Un affare di famiglia mostra ancora una volta di essere quella grande attrice che è, sapendo con dolcezza trasmettere serenità e saggezza, come fece al proprio figlio in Ritratto di famiglia con tempesta o in questo caso a Sentaro, che, riesce, grazie a lei, a ritrovare la giusta passione nelle iniziative che intraprende.

Per Toku la situazione è diversa: non deve progettare il proprio futuro, ormai definito ma ci tiene a trasmettere agli altri quell’atteggiamento di attenzione agli altri che le ha consentito di superare le tante vicissitudini della sua vita e in particolare la sua malattia. 

Peccato che il film mostri alcune incompiutezze nella sceneggiatura. Sul tema della lebbra sembra invitarci a un atteggiamento di attenzione e piena accoglienza nei confronti di chi ne è rimasto colpito ma al contempo, grazie anche a foto di repertorio, ricorda la drammaticità della malattia, rendendo quindi plausibile l’iniziativa di allontanare Toku dalla pasticceria. Altro personaggio non definito è quello dell’adolescente Wakana che senza evidenti motivi decide di abbandonare la famiglia e a guadagnarsi da vivere nel locale di Sentaro.

 

Recensione a cura di Franco Olearo familycinematv.it

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