L’indice demografico può divenire un indice economico.
È il caso della Silver Economy, ovvero il settore economico che ruota attorno ai bisogni delle persone di età superiore ai 65 anni.
Il contesto italiano suggerisce una particolare attenzione verso questo mondo, come testimoniano i dati pubblicati lo scorso novembre dall’Istat, secondo cui:
- la popolazione residente è in decrescita;
- il rapporto tra giovani e anziani di 1 a 3 nel 2050;
- l’età media della popolazione a 50,7 anni sempre nel 2050;
- il 2048 sarà l’anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite.
Come suggerisce il prof. A. Rosina – ordinario di demografia e statistica – l’aspetto più sensibile: «Non è il declino della popolazione in sé, ma l’essere diventati il Paese nel quale con più intensità la popolazione anziana e quella giovanile evolvono in direzione opposta, la prima in forte aumento e la seconda in sensibile contrazione».
L’ampio bacino demografico rappresentato dagli anziani si rivela dunque significativo per un coraggioso sviluppo economico dei prossimi anni.
La popolazione over 65 anni – numeri alla mano – ha contemporaneamente il diritto e il dovere di essere considerata una realtà attiva, capace di determinare un impatto innovativo: basti pensare a quanti possono contare su un reddito fisso e costante – la pensione – e sui risparmi accumulati negli anni.
A questo proposito è significativo lo studio elaborato da Confindustria secondo il quale l’Over 65 medio italiano «gode di una casa di proprietà, buone disponibilità finanziarie e tempo libero per condurre una vita sociale attiva, relazioni con amici, pratica sport, va in vacanza e si dedica in misura crescente ad attività di volontariato: è, quindi, comprensibilmente, fonte e destinatario di beni e servizi sempre più numerosi e diversificati».
Insomma, ripensare il ruolo della popolazione anziana all’interno della società porterebbe vantaggi trasversali, su diversi fronti. Dal sociale all’economia.