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Premio Silvia Bianchi

Silvia Bianchi e il Premio per il volontariato

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Nei giorni scorsi abbiamo raccontato della candidatura di una volontaria dell’Associazione Alberto Sordi al PREMIO SILVIA BIANCHI PER IL VOLONTARIATO. Ma chi è stata Silvia Bianchi?

Silvia Bianchi, ligure trapiantata a Milano dai tempi in cui frequentava la Facoltà di Lingue della Bocconi, era una persona di grande cultura e signorilità. Aveva una mente molto acuta e un cuore grandissimo, un po’ celati dal suo riserbo ma subito molto evidenti se ti fermavi a parlare con lei.

È stata nel gruppo promotore del Sistema Campus Bio- Medico di cui la Fondazione Alberto Sordi fa parte. L’idea originaria è stata prima di tutto un sogno, forse un’utopia, come appare la Vision di qualcosa che ancora non esiste ma che, a modo suo, si vorrebbe capace di soddisfare tutte le esigenze di chi è malato e soffre, per qualsiasi motivo. E di questo Silvia Bianchi era profondamente convinta.

Molti di noi la ricordano con affetto. Una delle sue frasi tipiche era “le persone bisogna farsele crescere dentro, come fa una madre” e abbiamo visto che per lei l’amicizia era proprio così.

Persona molto elegante e sempre attenta ad ascoltare prima che a dare pareri, Silvia ha lasciato traccia nel mondo Campus prima come membro degli Enti promotori e poi come sostenendo con affetto chi lavora in prima linea; negli ultimi anni, ormai “pensionata” ha dedicato molto tempo alla cura di alcuni ambienti, perché fossero accoglienti, con sapore di casa.

Ha poi scoperto il volontariato e finché la salute glielo ha permesso si è dedicata molto a questa attività, soprattutto nel Day Hospital medico; anche qui è emerso il suo modo di fare semplice e affettuoso, è diventata amica dei pazienti ma soprattutto delle volontarie con cui condivideva l’incarico, perché Silvia sapeva indovinare se avevi un cruccio, se eri felice, se avevi una contrarietà.

L’abbiamo vista tante volte sulla scala mobile, mentre andava a comprare il giornale per un paziente o a cercare un tramezzino per la signora che stava facendo la chemio e aveva il languore…

Silvia sapeva sdrammatizzare senza cadere nella superficialità e riusciva a ridere e a convincerti a prenderti in giro, o almeno a non prenderti troppo sul serio. Sono doti che nel volontariato risultano davvero preziose e possono dare a tutti noi uno spunto di riflessione.

Da tutto ciò, tra coloro che l’hanno conosciuta, è sgorgata l’idea di dedicare un premio alla sua memoria, un premio che ogni anno va ad un gruppo di volontari che si saranno particolarmente distinti per la loro dedizione, pazienza, solerzia…e per il sorriso.

 

Articolo a cura di:

Grazia Dalla Torreg.dallatorre@fondazionealbertosordi.it

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